M'EDITARE/Fuorimercato - presentazioni e film |
Venezia, Teatro dei Frari, 29 gennaio 2012 - nell’ambito della Rassegna Frarifuori |
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Incontro a più voci con la presentazione de ‘Il genio delle donne’ di Chiara Rossi, uno stimolo al ripensamento degli stili e dei tempi di vita e dei meccanismi che regolano l’economia e la politica, e ‘Fuori mercato/M’Editare’ di Antonella Barina, proposta e percorso di autoeditoria per riscoprire il senso della comunicazione al di là della logica di mercato. A seguire, la proiezione del film ‘Il Gran Bazar’ di Licinio Azevedo, sulla vita di due ragazzi che sopravvivono in un mercato mozambicano presentata da Francoise Bertinchamps per l’associazione Musoco.
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FUORI MERCATO – IL NUMERO 40 DI EDIZIONE DELL’AUTRICE
di Antonella Barina
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Edizione dell’Autrice nasce quando ho esaurito tutte le strategie possibili di cambiamento del mondo dei media nei quali mi trovavo ad operare. Nasce dopo le diverse esperienze nelle testate autoprodotte delle donne, da Effe dove veniva sperimentata in ambito giornalistico la testimonianza prima persona, realmente rispondente al vissuto della scrivente, alla rivisitazione onirica dell’immaginario di Strix che aveva come scopo rappresentare anche gli aspetti rimossi del femminile. Nasce dopo i tentativi di praticare un linguaggio non sessista nella professione giornalistica (come sancito collegialmente qui a Venezia nel Patto per un uso non sessista della lingua italiana) e dopo il lavoro di anni per migliorare le condizioni delle giornaliste (testimoniate dalla ricerca che come Coordinamento Giornaliste Veneto ho condotto coinvolgendo la Facoltà di statistica di Padova) difendendo l’indipendenza del loro lavoro. Nasce dopo gli interventi su singole tematiche, come quelle della violenza sulle donne e sui suicidi, diffusi con modalità che creano emulazione, ma aumentano di qualche centinaio di copie la tiratura. Nasce anche dopo la proposta di una testata digitale curata dalle diverse testate delle donne chiuse poi per mancanza di fondi e dopo le esperienze teatrali volte, dagli anni settanta in poi, a utilizzare il teatro come mezzo di informazione, e tante altre situazioni che mi sembra giusto richiamare affinchè l’atto autoeditoriale non venga ridotto, oggi che l’autoeditoria viene praticata in modo allargato, ad un escamotage per pubblicare il proprio inedito. Nasce, in definitiva, per curare la comunicazione e sgombrarla dai filtri che la deformano: per questo ho pensato che la dose omeopatica di una piccolissima testata, la più piccola possibile, fosse la più indicata. Il numero 40 – numero di forte valore simbolico che segna il passaggio – di Edizione dell’Autrice doveva contenere nelle intenzioni iniziali solo i manifesti e alcune conferenze tenute sul tema dell’autoeditoria, ma poi mi sono resa conto che per capire davvero il contesto da cui nasce questo piccolo veicolo erano necessari molti altri testi, come il percorso delle Conferenze Onu e Ong nel Dossier Ansa su Pechino. Allora, dalle 40 pagine iniziali la pubblicazione è levitata, il progetto di questo numero si è ampliato. Per esemplificarlo, sono utili alcuni dei manifesti diffusi nel tempo a cominciare ad quello che dà nome a questo incontro. |
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Immagine prodotta per ‘Opera Viva’
dai ragazzi e dalle ragazze del Laboratorio Libri del Foscarini |
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Fuori Mercato – MANIFESTO 2001 |
Intendo per “fuori mercato” lo spazio amplissimo in cui si colloca la scrittura libera. O, per meglio dire, quella scrittura che vive della propria necessità, che si fa per un processo metabolico necessario all’autore o all’autrice in modo assolutamente indipendente da una funzionalità sintonizzata sulla logica dei diversi sistemi di mercato.
Essere autori significa filtrare la realtà attraverso di sé, attraverso la propria fede, le proprie opere. A partire da sé, dalla propria storia, dalle proprie idee. Le leggi dell’attuale industria culturale oggi non consentono a questa pratica la diffusione necessaria a farne conoscere i prodotti ad un pubblico allargato.
Essere “fuori mercato” è in molti casi il risultato di una serie di scelte, di una selezione operata dall’autore che segue la propria vena tanto da non accettare taciti sistemi di scambio, da non voler dare garanzie politiche. Perché la funzionalità ad un sistema confligge con la veridicità della propria ricerca. (…) La scrittura libera è per sua natura infedele, inaffidabile, ingestibile. Incontrollabile. Politicamente davvero indipendente.
La scrittura libera è fedele a se stessa, si affida ai propri input, autogestisce la propria crescita. E’ rizomatica: sale, scende, s’intrufola, prende un traghetto, viaggia sott’acqua, va qualche volta via etere, via cavo, via satellite. E soffre, anche se non lo dice, della propria marginalità. Vorrebbe a volte entrare nel supermercato. (…) La necessità di poesia non sposa le leggi attuali della distribuzione culturale: esistono elementi spiegabili e inspiegabili della marginalità della scrittura libera, che trova spazio davvero ovunque, come l’erba incolta, tranne che nelle aiuole del palazzo, dove i giardinieri la strappano, e, se albero, la innestano fuori natura.
Trovare nuovi terreni di coltura è il problema della scrittura libera, che insemina il circostante. Quando il seme viene raccolto e clonato, come spesso avviene, spesso la pianta artificiale soffoca quella da cui proviene il seme originario. È in atto, a livello culturale, la stessa lotta che è in corso nel mondo a livello genetico.
Libertà, quindi, dalle diverse forme di mecenatismo, dalla tirannia degli editors che conformano la scrittura ad uno standard ipotetico e normativo, libertà dalle modalità canoniche di presentazione che inscatolano la comunicazione. Credo che sia necessario ritrovare la propria ragion d’essere e ridare senso alla comunicazione artistica non meno che a quella informativa. L’attuale crisi dell’editoria, a mio avviso, è causata innanzitutto dalla mancata rispondenza alle necessità di comunicazione del singolo come della collettività. Ecco quindi che per curare la comunicazione ha un senso partire dal piccolo, dall’esigenza soggettiva di comunicazione, attuando uno strumento agile, che può essere realizzato nel giro di una notte, per la poesia intesa sì come espressione del proprio sentire non mediata da presunte esigenze di mercato, ma nel contempo come espressione politica.
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Edizione dell’Autrice - MANIFESTO 2005 |
Leggére imbarcazioni reggono meglio il mare di un transatlantico. Nel 2004 ho deciso di registrare ufficialmente la testata “Edizione dell’Autrice” dopo che da qualche anno distribuivo le mie raccolte con lo stesso formato e questo era già il mio veicolo di poesia: ho affidato questa abitudine artigianale ad una formula che ne dà memoria e tutela, avendo per finalità istitutiva la comunicazione in forma integralmente poetica.
Questo è il modo migliore che ho trovato per rendere pubblico – pubblicare – quello che scrivo con il desiderio che viaggi oltre ogni confine, nel rispetto del mio metabolismo creativo e delle modalità grafiche e distributive da me scelte, per mettere al mondo la funzione poetica che mi è essenziale nel rispetto dei tempi e dei modi della maternità creativa e come invito alla comunicazione poetica.
Non è possibile trattenere ciò che è nato per andare nel mondo, se non a rischio di contaminare le altre creature che hai dentro. Nella scrittura poetica confluisce un mare di cose che diventano senso comune nel loro aspetto più eccezionale, chi scrive è un tramite, il pensiero che trova forma chiede di uscire secondo i ritmi del suo naturale venire al mondo: la nascita non può che avvenire nel giusto tempo di chi la vive.
Un numero all’ anno è dedicato ad altre autrici e altri autori, e dà conto di incontri avvenuti su relazioni effettivamente instaurate all’interno delle diverse comunità poetiche: lo scambio consente la verifica della propria scrittura, il confronto permette di precisarne meglio - in primis a se stessi/e – il senso, così si affina in noi la poesia come veicolo primario di partecipazione. (…) |
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1997 |
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2007 |
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Esaurite tutte le convenzionali benchè innovative modalità di intervento per il cambiamento, ho pensato fosse tempo di porre l’accento sullo statuto di AUTRICI: l’autoeditoria costituisce infatti – al di là dei risvolti editoriali – un potenziamento dello statuto autoriale, amplifica la possibilità di chi scrive di intervenire con modalità scelte e indirizzate dall’intenzione comunicativa originale di ciascuno e ciascuna per agire in un ‘qui ed ora’ non protratto dalle esigenze di mercato, dai ritmi industriali della scrittura. Un esempio è la trilogia veneziana ‘Opera Viva’ pubblicatami nel 2007 dal Comune di Venezia, che contiene le raccolte edite in proprio e autoedite dal 1997 in poi: è senz’altro gratificante una bella pubblicazione cartonata, con un’introduzione che riconosce i passaggi della tua scrittura e le belle recensioni: ma le Samizdat uscite nel tempo utile dell’intervento necessario hanno, dal punto di vista comunicativo e politico, ben più valore. Segnalo anche le immagini, realizzate per ‘Opera Viva’ dalle ragazze e dai ragazzi del Foscarini nell’ambito del Laboratorio Libri che il Maestro Giovanni Turchetto cura ormai da trent’anni qui a Venezia. Spero che qualcuno abbia colto la raffinata ironia di Turchetto, che ha messo questa stupenda produzione iconografica sotto il nome di ‘Pierre Degouve’, sollecitando nel pubblico la deferenza verso un grande artista che dà prestigio alla pubblicazione, per svelare poi che le immagini sono state prodotte da una classe ‘elementare’ della quale è stato sollecitato e valorizzato l’impulso creativo. Il che, in definitiva, è immensamente più grande. |
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Una delle immagini prodotte dalle ragazze e dai ragazzi
del Laboratorio Libri del Foscarini per ‘Opera Viva’ |
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La felicità del creare – MANIFESTO 2007
Un taglio sulla tela, questo è stato per me Edizione dell’Autrice: il raggiungimento di un altro livello di coscienza nel campo della comunicazione, dove l’atto fondante torna ad essere quello del creare e la misura editoriale non è più quella del mercato.
Autoproduzione significa continuità produttiva da parte di uno stesso soggetto: dall’ideazione e stesura dell’opera alle scelte estetiche che la accompagnano alla stampa alle modalità di presentazione e diffusione, in pratica unitarietà della filiera produttiva, autofinanziamento compreso.
Il commercio equosolidale lo chiama filiera corta. Una cosa semplice ed illuminante: ti sbarazzi di tutto quello che ti sembrava necessario per muoverti e che in realtà ti impediva di farlo.
Entusiasmante come quando vai al cinema per la prima volta da sola, come lasciare le stampelle perché ti accorgi di saper camminare. Il pezzo di legno con il quale attraversi l’Oceano per arrivare dall’altra parte. (…) Potesse essere ancora più piccolo! Auguri a tutte e tutti di costruirsene uno.
Per sollecitare la pratica autoeditoriale, dagli incontri delle comunità poetiche veneziane alle singole conferenze alle rassegne dedicate al tema dell’autoeditoria, ho mostrato con l’esempio e spiegato la pratica che avevo intrapreso: così per tre anni consecutivi ai Frari in M’editare ( http://www.autoeditoria.it/MEDITARE.html) sempre nell’ambito di Frari Fuori
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'M'Editare – l'autoeditoria si presenta' (2009) |
http://www.autoeditoria.it/2009/meditare09/MED-09.html |
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Venezia, Teatro dei Frari, 23 gennaio 2009 - evento promosso da Edizione dell’Autrice.Evidenzia le esperienze veneziane: cito la più antica del Laboratorio Libri, alla quale in quell’occasione è stata dedicata una piccola mostra, e la più recente, quella della scrittrice Andreina Corso che in quell’occasione ha presentato le sue poesie sul carcere e sull’emarginazione. A seguire, una lettura dei poeti e delle poete di Venezia, di cui desideravo sollecitare l’orgoglio autoeditoriale. Facendo ricorso a pubblicazioni a pagamento, infatti, talora si simula la presenza di un editore, come se ci fosse sempre bisogno di qualcuno che ci autorizzi a parlare. L’autoeditoria è un potenziamento della funzione autoriale, invece, proprio perché qui autore e autrice si fanno responsabili della propria parola e la fanno andare nel mondo con la forze del proprio desiderio di scrittura. |
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‘M’Editare – Autoeditoria e dintorni’ (2010) |
http://www.autoeditoria.it/2010/meditare/MEDITARE.html |
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Venezia, Teatro dei Frari, 14 gennaio 2010 - evento promosso da Edizione dell’Autrice con relativa mostra, in collaborazione con Unica Edizioni e Miniera dei sogni.
Ospita tra gli altri la poeta di Udine Aldina De Stefano che porta tra l’altro il bellissimo video di Ambar Past, poeta che vive in Chiapas e ha raccolto i racconti orali delle donne maya. Insieme a loro, in lingua tzotzil, li ha trascritti in un libro fatto a mano, fin dalla realizzazione della carta, cantando i pr opri inni sacri dedicati. La copertina è una scultura con l’immagine della divinità tutelare. All’opposto, la tecnologia digitale di Realtà Non Ordinaria, che presenta il sito nel quale Eligio Leschiutta e Simonetta Borrelli ospitano artisti e artiste (in Mostre Virtuali), poeti e poete (in Versicolazioni), sogni e progetti (in Miniera dei sogni) e molti altre sezioni che in questi anni hanno dato spazi altrimenti negati. |
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‘M’Editare – Utopie che hanno luogo’ (2011) |
http://www.autoeditoria.it/2011/MED2011/MED-2011.html |
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Venezia, Teatro dei Frari, 18 gennaio 2011- evento promosso da Edizione dell’Autrice in collaborazione con la Miniera dei Sogni.
Raccoglie le presenze che nell’autoeditarsi hanno creato veri e propri luoghi: dal Brolo d’Artista a Minerbe (Vicenza), dove da un campo brullo in una decina d’anni l’artista Annette Ronchin ha fatto nascere un piccolo bosco che ospita incontri di pittura, narrativa, poesia, a ‘Vivere Marghera’, primo giornale metropolitano margherense stampato in proprio, di cui parla la direttrice Francesca Lamon, nato piantumando alberi a ridosso della tangenziale, alle ‘Realtà discografiche indipendenti italiane’ universo musicale parallelo di cui parla Alessadra Pagan in prosecuzione dei suoi studi sull’autoeditoria, per citare alcune delle esperienze portate al Teatro dei Frari. |
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Per quel che riguarda Edizione dell’Autrice, rinvio ai numeri usciti nelle collane Samizdat di Poesia, Racconti per Venezia e Libretti Rotanti presenti nei siti www.edizionedellautrice.it e www.autoeditoria.it . |
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L'incontro |
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‘Il Gran Bazar’, regia di Licinio Azevedo, v.o. sott. ingl., 56’ |
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foto di Simonetta Borrelli |
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