PARTECIPAZIONE in 'Ad alta voce' al Petrolchimico di Marghera

Marghera-Venezia, Capannone del Petrolchimico, 14 ottobre 2004

 
spirale, © logo di Antonella Barina
 

Per la lettura, dopo aver concordato i testi da leggere e nonostante avessi spiegato che non sarebbe stato semplice proporre ‘Madre Marghera’ al Capannone del Petrolchimico, la mattina del 14 ottobre si insiste perché li cambi. La questione della lettura mia e di Ferruccio Brugnaro al Petrolchimico, mi si spiega, è arrivata “a Roma”. Davanti ai cancelli del Capannone, in Via Fratelli Bandiera, a Marghera, quando arriviamo, c’è un clima tesissimo. Le Rsu hanno dato mandato ai lavoratori di non essere presenti. In sala solo una ventina di persone, tra cui il poeta americano Jack Hirschmann e la poeta Anna Lombardo. Il Gazzettino dei giorni successivi riporta notizia della lettura, che ha comunque luogo, e dei problemi intercorsi.

Risposte agli organizzatori di ‘Ad Alta Voce’ (2004)
Vi invio le risposte. Sì, sono disponibile a parlare in radio o altro, ad esempio per e-mail. Secondo quanto mi avete comunicato, dovrei essere a Marghera il 15 ottobre al Vapore, il 14 ottobre al Petrolchimico sempre a Marghera e il 16 ottobre al Parco a Mestre. Per il resto avete tutto? Mi date conferma ricezione della foto? Siete riuscite ad aggiungere alla biografia: ''coautrice con Anna Lombardo di Nessun Alibi (2004), presentato in Centro e Sud America''?
CHE TESTI LEGGERAI?
A Marghera, al Petrolchimico, leggerò poesie sulla condizione dell'abitante da ''Madre Marghera'', scritte tra il 1967 e il 1997, forse oggi la gente è pronta ad ascoltarle. C'è una forte rimozione su questi temi, oltre che una forte censura. La condizione dell'abitante è molto delicata: pur non essendo a contatto diretto con il ciclo produttivo di fabbrica, ne subisce le conseguenze. Non mi riferisco solo alle conseguenze sulla salute, ma anche alla compromissione dei meccanismi di trasparenza sociale, all'inquinamento delle coscienze. Forse leggerò anche dalle raccolte che ho dedicato a Venezia e a Mestre: perchè anche la percezione frammentata del territorio è una malattia. Io sento il territorio nella sua interezza, e ho sempre sentito i danni al territorio come danneggiamenti personali. Poesia olistica, diciamo. Un po' diverso dall'idea di ''impegno civile'', che implica una distanza, un'intellettualizzazione, anche in fondo un più facile abbandono.
PERCHE' LI HAI SCELTI?
Credo che la poesia abbia una funzione terapeutica, oltre che politica. A Mestre invece con Anna parleremo della proposta poetica contenuta in ''Nessun Alibi'', che abbiamo presentato in centro e sud America prima che qui, perchè abbraccia temi molto ampi e perchè qui, qualche volta, si soffoca. Invece nell'incontro al Vapore di Marghera dipenderà un po' da cosa legge chi mi precede. Le poesie nascono dalla profondità di ciascuno, poi si realizzano nella comunicazione condivisa, che era poi anche lo scopo del percorso drammaturgico che abbiamo realizzato con la Scoletta dei Misteri, in diverse fasi, a Venezia negli anni novanta.
COSA PENSI DI QUESTO TIPO DI MANIFESTAZIONI?
Che sono ossigeno, che la turnazione delle opportunità di visibilità è un bene, che il rispetto dell'indipendenza di autori ed autrici è basilare, ancorchè raro. Penso anche che, a maggior ragione in un territorio come il nostro, questo tipo di manifestazioni dovrebbero essere più frequenti ed accompagnarsi anche ad iniziative editoriali che fissino quanto viene detto, che lo rendano fruibile nel dopo. Verba volant, anche se spesso colpiscono nel segno.   
GRAZIE. ANTONELLA BARINA

 
 
 
immagine della pagina del sito: quelliche...il cinema
 
 

Lettura da Madre Marghera:

 
copertina del libro 'Madre Marghera' di Antonella Barina
 

VISITA AL PETROLCHIMICO
(1996)

Ah, signore, lei che aspetta l'autobus
Grigio e triste
Si svegli signore si svegli
Io sono entrata nel ventre del mostro
E com’era gentile
Mi ha stretto la mano
E aveva la faccia di mio padre
Tutti gli uomini di Porto Marghera
Hanno la faccia di mio padre
Sospesi tra il pensare
E il non poter dire
Legati al segreto dei segreti
Si mordono il labbro
Prima di parlare
Poi in un soffio sibilano
Farabutti
E che farabutti
Ma non fanno nomi
Non li possono fare
E ognuno ha in mente
Qualcuno di diverso
Che é sempre lo stesso
Ognuno si tormenta
Di non poter fare nulla
I padri
Che non sanno
Chiedere perdono

È stato penoso
Crescere
Nella giungla di silenzio
Nel giardino
C’erano tubi come liane
C’erano ventri di pitone
E quello era niente
Rispetto a quello
Che era
E sotto e sopra
Irrimediabilmente
E parla una lingua diversa
In cui
Bunkerizzare
Significa sicurezza
Signore che é là fuori
È arrivato il suo autobus?
Io sono qui dentro
Che mi perdo
Mi sono persa nel ventre
Della mia Moby Dick
Ha qualche indicazione
Su come uscire da qui?
E lui mi risponde
Dicono che sia morto
Quando é esploso il cracking
Dicono avvelenato dal cianuro
Sotto la doccia
Dicono che non si é più svegliato
Ma io l’ho visto
Aspettava l’autobus
Giusto qualche strada
Fuori da qui
Si è voltato a guardarmi
E anche lui ha il volto
Di mio padre
Gli esteri
Profumano di cachi autunnali
Chiudi gli occhi
E li potrai toccare
Sei nel giardino della nonna
Sei al sicuro qui
Nessuno ti farà del male
Lo spazio di questo sogno
È grande come Venezia
Sessanta chilometri di ferrovia
E cento di strade
Il sangue é metano e petrolio
Lo vuoi assaggiare?
Voglio toccare le pance dei criogeni
Voglio vedere la fabbrica più antica
Voglio sapere se atteggiarmi a lutto
O far finta di capire
Ah,
Il voler vedere
A tutti i costi
È malattia
E il passato
Passato
Adesso che CV10 e CV11
Saranno demoliti
Gli sfiati polmonati
I reflui
Riciclati
Io non ho più parole
Quanto é grande la vostra fabbrica
Io non saprei fare meglio
Però
Signore che aspetta l’autobus
Come rimedierete a tutto questo?
Avete chiuso la mia anima
In una cella di mercurio
Perché adesso mi volete impietosire?
Faccia attenzione
Nel Petrolchimico Uno
La distanza delle fabbriche
È quella di un luna park
Tra giostra e giostra
Noi
La vogliamo divertire
Tutto in ordine
Non le pare?
Ti sei persa?
Mi chiede l’uomo dell’autobus
Il topo del capannone
Il testimone
Quello che tu hai visto
Ragazzina
È solo il muro di Auschwitz
Al forno di San Marco
Ci bagnavano d’acqua
Perché non prendessimo fuoco
Quando pensavamo
Temevamo di farlo ad alta voce
Mi dice: non avere paura
Non ho paura
Io
Allora guarda
Senza rancore
Le fiaccole bianche e rosse
Che mangiano la tua aria
Non ci riesco
Gli rispondo
Passa davanti al tempio di aria liquida
Attraversa lo stoccaggio dei veleni
E nelle notti assistere
Alla scena infernale
All’altoforno
Dove il turno dei puniti
Spezza la crosta incandescente
Ma tu non avere paura
Non ho paura io
Non aver paura di avere paura
Pietà
Pietà
Per me
Per noi
Per loro
L’innocenza é una montagna di sale
Dinanzi alla quale

Ammutoliamo

Miracolo

e scempio

 
Antonella Barina
 
             
 
             
 
 
tutte le immagini sono coperte da copyright ©
 
 
 
 
home
 
© 2009 COPYRIGHT AUTOEDITORIA, tutti i diritti riservati